
Si inaugura sabato 12 aprile alle ore 17 a Viareggio, a Villa Paolina, la mostra di Giuseppe Lippi “Quando il nero diventa colore”.
Testo a seguire:
di Lodovico Gierut
Marina di Pietrasanta, primavera 2025
In occasione di questa mostra che attendevo da tempo, anche se non è una ampia retrospettiva, dedicata a Giuseppe Lippi – viareggino, classe 1948 – in cui paradossalmente il nero diventa colore, voglio sottolineare subito che alcuni che credevano di conoscere molto bene il suo percorso, si stupiranno.
Sì, si stupiranno favorevolmente nel vedere, di questo pittore scomparso nel 2021, una sceltissima sintesi del cammino creativo che, affrontando tematiche locali (non mi riferisco a tale termine usato da taluni in modo restrittivo), è andato ben oltre poi ritornandovi. Si è dedicato anche alle maschere e ai segni carnevaleschi, alle darsene o al paesaggio versiliese visto dalla costa alle Apuane, ed è poi ripartito per altri profondi e personali lidi di ricerca.
Giuseppe Lippi, con l’esposizione arricchita da varie documentazioni legate ad una impegnata carriera espositiva anche sul piano culturale, e firmate nel tempo da storici e critici d’arte, poeti e scrittori, galleristi e colleghi e altri, si presenta così, con dipinti su tela e su carta espressi con la modulazione di quel “nero/colore” che l’ha periodicamente caratterizzato in esplosioni, tracciato a spatola e a pennello, con ferite e ombre d’astratto in cui appaiono ogni tanto echi figurali (mi vengono in mente, a tal proposito, due serie legate e pubblicate in cataloghi già noti a livello nazionale su Giacomo Puccini e Michelangelo Buonarroti).
Non mancano, nell’insieme, opere a collage, alcune poste in certi suoi ‘quaderni’, o finanche brulicanti di pienezza grafico/cromatica su riviste che trattano l’ambiente, la storia e gli accadimenti, in un tutto che è diventato volta dopo volta lettura e riflessione sul contemporaneo.
Lippi, uomo di grande cultura, non ha copiato ma ha sentito l’attualità e anche il trascorso, proponendo ogni cosa con l’autorevolezza di un respiro, di una visione senza muri o steccati, dando voce al proprio “Io” comprendendo anche la sensibilità di altri suoi colleghi.
In lui si trovano pagine di tormento e di felicità, di pensieri, di risposta a propri interrogativi fermate con un vero e proprio “diario ad immagini” che sarà apprezzato da chi ama l’arte con la “A” maiuscola fatta della verità, dell’intensità che l’ha caratterizzato sino all’ultima ora.
Testo a seguire:
di Claudia Baldi
Il nero ha un’anima
che ingloba in sé
l’energia del silenzio
d’ogni luce.
Tagli, squarci, porte sghembe
e improvvise s’aprano
sulla nostalgia
del bianco
che si assottiglia.
Con queste parole Giuseppe Lippi riassume in poesia la sua visione artistica, una pittura fatta di materia che trova le radici ideologiche nell’Informale ma che assume tratti personali, che perseguono una ricerca stilistica e concettuale. Superando una narrazione figurativa del mondo Lippi va oltre la dimensione finita del reale, per sconfinare in una pittura che si origina dal dialogo infinito tra nero e bianco, tra luce e ombra, dove l’inconscio viene liberato attraverso il gesto pittorico. Il bianco è per Lippi un personaggio, un elemento di luce che in certi casi squarcia le tenebre profonde, in altri si sprigiona come un’esplosione che invade il nero, dando vita a sfumature di grigi inaspettate.
La pittura di Giuseppe Lippi si risolve in un dialogo continuo tra l’artista e la tela: la ricerca si sviluppa attraverso la liberazione del colore, in una sperimentazione che sembra generata da una insofferenza esistenziale: ecco che il nero diventa colore, nero opaco, graffiante, totalizzante, dentro cui si aprono spiragli di colore, squarci di luce, dove la materia si stratifica a creare nuove geometrie di forme nello spazio, per occupare il vuoto emozionale, per appropriarsi di un linguaggio che prende vita a poco a poco, strato dopo strato. La pittura è ricerca incessante, non si arriva mai ad una conclusione, questo è stata per l’artista lo stimolo continuo ad esprimere la propria identità, attraverso un percorso stilistico non sempre lineare, talvolta faticoso, ma sempre originale e sincero.

Testo a seguire:
di Fabio Flego
Il silenzio assordante del ‘nero’ di Giuseppe Lippi, in “erba d’arno”, estate-autunno 2024, nn. 177-178, pp. 95-99
Dopo l’inizio in ambito figurale, Giuseppe Lippi (Viareggio, 1948-2021) indirizza la sua ricerca verso l’informale per approdare a “un universo astrazionale” avviandosi poi, negli ultimi anni, verso “nuove prove di collages e contaminazioni materiche”.
La sua arte, come espressione personale, è, un gesto d’amore, di grande amore, che vuole dipingere la vita nella sua trasformazione ed evoluzione dandocene, con la ferita delle pennellate, l’intensa percezione e la misteriosa, folgorante illuminazione.
Ci troviamo di fronte ad un’assordante monocromia nera su cui le riflessive sciabolate luminose del bianco – ma anche del giallo, del violetto e dell’azzurro nelle opere più recenti – si trasformano in una teofania, una manifestazione sensibile della divinità attraverso la luce.
Con Giuseppe Cordoni, possiamo affermare che “il nero [di Lippi] è la camera cosmica in cui dorme la luce”, quella luce che, al di là di qualsiasi strada il Maestro abbia percorso nella sua costante e inesauribile ricerca concettuale verso l’astrazione, gli ha infine permesso di uscire “a riveder le stelle”.
Note e biografia (dal testo di Fabio Flego):
Anni fa lo studio [di Giuseppe Lippi] si trovava in via Scutari a Viareggio, accanto all’abitazione privata del Maestro. Fu poi trasferito a Lido di Camaiore, nei locali delle opere parrocchiali della Chiesa del Sacro Cuore.
Oggi, dopo la sua morte, lo studio-archivio è visitabile in via Lepanto al n. 70, dove la moglie Grazia, con l’aiuto del genero, il carrista Jacopo Allegrucci, ha raccolto la biblioteca e tutta la produzione di Giuseppe.
Giuseppe Lippi nasce il 22 settembre 1948 a Viareggio, dove muore il 28 settembre 2021.
Dopo aver frequentato la facoltà di Architettura a Firenze, nel 1975 inizia l’attività artistica – pittorica e scultorea – partecipando a rassegne in Italia e all’estero.
Molte le personali, tra le quali ricordiamo simbolicamente solo quella tenuta nel Chiostro di Sant’Agostino a Pietrasanta (1993), nel Convento di San Domenico a Pistoia (2000), alla Circoscrizione 4 Viareggio Nuova, Viareggio (2002), alla Fondazione di Cà la Ghironda, Area museale di Ponte Ronca, Bologna (2002), alla Galleria Mercurio arte contemporanea di Viareggio (2003), alla Galleria Pisanello di Pisa (2006) e postuma, la retrospettiva al Caffè Così Com’è di Viareggio (2022) per la cura di Lodovico Gierut.
Tra le innumerevoli collettive, per citarne alcune: “Artisti Versiliesi dal 900 ad oggi”, Massarosa; “Figurazioni e Trasgressioni” e “Paesaggi del Non Luogo”, Volterra; “Pittura come testimonianza di vita”, Caffè storico letterario Giubbe Rosse, Firenze; “Presenze Artistiche ad Azzano”, Azzano di Seravezza; “Segni del dolore. La dimensione sacra della sofferenza”, Camaiore; “Astrattismo a Viareggio dal dopoguerra ad oggi nel panorama dell’arte italiana” e “Lo Studio e l’Opera”, Viareggio; “ARNo. Arte per la Ricerca”, Forte dei Marmi-Viareggio; “Pietrasanta e Cefalù. Gemellaggio d’Arte”, Pietrasanta; “Arte al plurale, dal Figurativo all’Astratto”, Sillico di Pieve Fosciana. Particolarmente interessante la partecipazione a quelle dedicate alle cave delle Alpi Apuane e all’interpretazione delle opere di Michelangelo Buonarroti, Leonardo da Vinci, e Giacomo Puccini.
Ha ottenuto riconoscimenti a Venezia, Ravenna, Avellino, Arona, Massarosa, Livorno, Fucecchio, Pietrasanta, Ponte Ronca, Pistoia.
Dal 2020 alcune sue opere sono state utilizzate come scenografie dalla Compagnia de’ I TrovaTTori.
Numerosi i riferimenti bio-bibliografici con interventi critici, tra i tanti, di Dino Carlesi, Marcello Ciccuto, Giuseppe Cordoni, Vito Cracas, Raffaele De Grada, Lodovico Gierut, Marilena Cheli Tomei, Vittorio Grotti, Adolfo Lippi, Mario Lunetta, Tommaso Paloscia, Guglielmo Petroni, Antonio Possenti, Antonella Serafini, Fabio Flego, Dino Pasquali, Luisa Petruni Cellai, Francesco Belluomini, Marcello Venturoli, Lamberto Giannecchini, Claudia Baldi […].
Lippi gestiva una rinomata rosticceria e polleria in via Don Bosco, nel quartiere Marco Polo di Viareggio, dove si faceva apprezzare per il suo carattere gioviale e ironico, sempre aperto al dialogo e al sorriso.
Quando il nero diventa colore
di Giuseppe Lippi
da sabato 12 aprile a sabato 3 maggio 2025
Viareggio, Villa Paolina, via Machiavelli n.2