L’inizio del nuovo decennio è stato ed è traumatizzante, come uno schianto a tutta velocità contro una montagna e ci costringe a vivere in una condizione mai vissuta: quella di una pandemia globale, di una pestilenza da terzo millennio, che riporta alla mente tempi remoti e altre più recenti drammatiche pandemie come l’influenza “spagnola” di un secolo fa.
Il mondo intero si riscopre improvvisamente debole, incapace di risposte efficaci e colpito nelle sue forme più arroganti di “dominio” sul tempo, sullo spazio, sulla natura e sulle abitudini più radicate di questo (ormai non più nuovo) secolo di inizio millennio.
Mi riferisco all’economia globale, all’ideologia del commercio planetario, alla velocità dei trasferimenti da un capo all’altro del globo, alla conseguente compressione empirica degli spazi, alla facilità dei contatti e al potere supremo e sovranazionale dell’economia e della finanza.
Cosa ne sarà domani dei grandi mezzi di trasporto veloce?
Dei voli a basso costo? Delle alte velocità ferroviarie?
E cosa ne sarà delle varie esperienze di sharing economy?
Cosa ne sarà di tutto questo se i tempi e i modi del “distanziamento sociale” dovessero trasformarsi da misura coercitiva temporanea a nuovo modello strutturale di comportamento?
Cosa ne sarà dell’intero sistema delle relazioni economiche, culturali, sociali, umane?
E come tutto questo potrà calare sul nostro piccolo micromondo italiano, toscano, versiliese?
Ora, chi ci segue almeno dal 2015 o dal 2016/17 anni nei quali sono uscite la prima e la seconda edizione di questo lavoro, sa bene che Città Versilia era stata pensata, progettata e scritta per durare nel tempo: strutturata per schede tematiche che avrebbero potuto o dovuto, appunto nel tempo, essere aggiornate, modificate, riviste, eliminate, integrate, trasformate o completamente sostituite negli anni successivi.
Città Versilia, negli anni scorsi, “è stato presentato a Viareggio, Massarosa, Seravezza, Pietrasanta e Forte dei Marmi.” – così era scritto alla prefazione della seconda edizione. “Un pubblico di nicchia lo ha seguito e ha mostrato un certo interessamento ai suoi contenuti. Il tema non è semplice perché l’Italia, la Toscana, la Versilia sono terre
dove i “campanili” sono ben saldi e, ancor più, perché, ben oltre le dichiarazioni di principio, da queste parti il partito della conservazione “pur che sia” è molto più forte di quello dell’innovazione e del cambiamento.
Nel mio piccolo, invece, ho sempre inteso la militanza e l’azione nella società (nel mio caso la politica) come il luogo delle necessarie trasformazioni e della creazione delle nuove condizioni per l’affermazione di maggiore equità e benessere nella
realtà storica e nella vita civile che sempre si modificano, che non sono mai uguali a se stesse.”
Ma come possiamo bene vedere in questi primi mesi del 2020, il nuovo arriva a prescindere, a volte con manifestazioni sorprendenti, belle, positive e, spesso, con il volto scuro della storia che, certo, sorprende, ma che al tempo stesso atterrisce.
E allora le innovazioni, i nuovi stili, le scelte coraggiose, indotte, imponderate, geniali o sbagliate diventano obbligate: il tempo che cambia fa cambiare le civiltà e le civiltà che cambiano o che scompaiono o che nascono fanno cambiare, a loro volta, il corso della storia dei singoli e dei popoli.
Tutto questo vale, a buon diritto, per la nostra terra: la Versilia dove le economie del turismo balneare, dell’accoglienza turistica, della ristorazione e della manifattura, intrecciate alla bellezze del paesaggio e a quelle artistiche e architettoniche, alla cultura hanno dato, da almeno due secoli, il taglio principale al nostro modo di essere e ai nostri stili di vita.
Città Versilia era nato pensando, appunto, a come avrebbe potuto essere il futuro della nostra terra e della nostra comunità, basato sul presupposto della unità di intenti delle comunità di sentirsi ed essere dei cittadini dei sette Comuni che compongono la Versilia: presupposto che molti ancora non riconoscono, ma che a nostro modo di vedere è imprescindibile e basilare.
Ciò che dovrà essere, in questo caso è la Versilia del futuro, la “Città Versilia” fondata su una cittadinanza consapevole, orgogliosa, operosa, innamorata della propria terra.
Fondata su una cittadinanza “capace di produrre una propria strategia complessa di sviluppo e benessere”.
Amare la Versilia, conoscerla, studiarla sono le condizioni indispensabili per produrre una visione del nostro futuro. “Solo riscoprendo una nuova e vigorosa passione civile e solo attraverso una profonda rivisitazione di virtù e difetti, di vocazioni e debolezze del nostro essere cittadini versiliesi potremo pensare di riconquistare quegli spazi politici e amministrativi che sono indispensabili per tutelare i nostri diritti di cittadini e i servizi essenziali come scuola, sociale, sanità, trasporti, edilizia sociale, difesa del suolo, promozione turistica, valorizzazione culturale, salvaguardia ambientale e del paesaggio, progresso e sostegno al sistema economico.”
“Questo volume, – scrivevamo ancora nel 2017 – nel suo piccolo, propone una grande rivoluzione: la nascita, finalmente, della Versilia come identità civile unitaria.
Non sarà presto, non sarà facile, non sarà senza fatica e neanche senza sfiancanti grandi passi indietro, ma la convinzione è che la Versilia sarà, nel futuro, l’identità unitaria e condivisa di questo splendido lembo di terra tra i due laghi e tra il mare nostro e le Alpi Apuane.
Questo il nostro messaggio inviato, dentro una bottiglia, verso il futuro.”
In questo che è uno dei peggiori momenti della storia del nostro Paese dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, ci sembra opportuno, dunque, riprendere il capo della matassa delle nostre riflessioni sulla Versilia, rileggere quello che pensavamo e ipotizzavamo soltanto tre anni fa e rivedere il tutto con nuovi occhi e sotto la lente di un mondo che non è più uguale a se stesso, che ha deragliato da una linea che
sembrava solida e stabile, ma che si è polverizzata nel giro di pochi mesi.
Quale tempo migliore di quello di una forzata costrizione casalinga per far girare il cervello e per ripensare il futuro che ci attende per riuscire a gestirlo nel modo migliore e, per quanto possibile, per indirizzarlo?
Quella che attende la nostra società è una sfida complessa, che richiederà a ciascuno di noi uno sforzo ulteriore per interpretare e leggere con le lenti giuste le nuove dinamiche economiche e sociali che già sembrano qua e là emergere.
Proviamo dunque ad emulare la capacità di reazione e a metterci nei panni dei dieci giovani fiorentini, usciti dalla penna di Giovanni Boccaccio, che per sfuggire alla peste nera del 1348 si rifugiarono in collina, lontano dalla Città, e a turno ogni giorno raccontavano le novelle del Decameron; o in quelli di Isaac Newton che, durante la Grande peste di Londra nel 1665, evitò il contagio lasciando il College per ritirarsi
in campagna dove, libero di dare corso alle proprie inclinazioni e “seduto sulle spalle dei giganti” con l’occhio della mente intuì le leggi della dinamica.
Il tutto, naturalmente, secondo le nostre ben più limitate possibilità…
“Questo libro è dedicato alle cittadine e ai cittadini della Versilia, terra unica e straordinaria che non sempre vuole abbastanza bene a sé stessa.”
Ettore Neri
Versilia, aprile 2020