Luglio 27, 2024

SCHEDA 14 – a cura di Giuseppe Cordoni

VERSO UNA VISIONE ED UNA PROGRAMMAZIONE INTEGRATA DI TUTTE LE ATTIVITÀ PRODUTTIVE DI BENI CULTURALI PRESENTI SUL TERRITORIO.

Non di rado capita alla politica d’amministrare un territorio nell’ignoranza delle sue reali potenzialità di sviluppo. Talvolta essa si comporta come se stesse ballando su una miniera d’oro senza che se ne accorga. Soprattutto quando le manca una lungimirante visione d’insieme che sappia cogliere le straordinarie occasioni di ripresa che, ad esempio, nella Città Versilia possono derivare da quel fattore primario di sviluppo che è rappresentato dalla Cultura: dai giacimenti culturali stratificati nel passato che ne hanno impresso un così precipuo carattere identitario; dalle energie creative che ancora vi possono interagire nel presente e che di fatto, pur senza un’oculata visione d’insieme, ne costituiscono un volano basilare d’espansione economica e di crescita civile. Al contrario dell’infelice boutade d’un ministro insipiente, qui davvero dalla risorse della Cultura possono scaturire pane, coscienza e bellezza.

Siamo dinnanzi all’economia d’un fare che potrebbe davvero generare il meglio delle proprie immense attitudini creative soltanto attraverso una loro organica programmazione operativa. È sin troppo banale seguitare ad affermare come il turismo costituisca una delle voci primarie e decisive del benessere versiliese. Quando non si è ancora pienamente compreso come, di fatto, esso sia così strettamente connesso con la tutela di un’integrità ambientale che del territorio sappia preservare quanto ancora vi resta di un’armonia in passato faticosamente raggiunta attraverso il lavoro dell’uomo. Figuriamoci se si è in grado di cogliere, in tutta la sua straordinaria portata, quale vitale fattore di crescita potrebbe irradiarsi dalla realizzazione d’un modello produttivo integrato che davvero riuscisse a coniugare ambiente, turismo e produzione culturale!

Perché nella Città Versilia la voce ‘cultura’ non può più essere intesa come una generica opportunità di crescita della conoscenza o d’estetico godimento.

Qui, al contrario, dev’essere associata ad un’idea d’occupazione e lavoro che, inscindibilmente, ad un tempo stesso, coinvolgono abilità artigianali, creazione artistica e risultanza economica. Forse nessun altra parte d’Italia o d’Europa può vantare, in così piccolo spazio, un’ancor così viva e operante concentrazione di secolari saperi artistici. Oggi, specialmente sotto il profilo turistico, quando si parla di “città d’arte” vengono in mente i centri storici più rinomati – italiani, in particolar modo – ove, da ogni parte del mondo, milioni di visitatori sono attratti soltanto dai tesori del passato. Prerogativa originale ed esemplare di Città Versilia continua, invece, ad esser quella d’essere “città d’arte” del presente. Ovvero di riuscire ancora a dar vita ad un diffuso, straordinario “cantiere creativo” – al pari di quello di quello che poteva accadere in ogni grande città toscana del Basso Medio Evo o del Rinascimento – ove le impronte di gloriosi saperi tecnico-artistico-artigianali, accumulati nel corso di secoli, non hanno smesso di perpetuarsi nell’oggi e d’esserne un’esclusiva e pregiata risorsa produttiva.

Si tratta di un’attitudine che seguita ad attingere (aspetto questo non certo frequente!) conoscenze, energia ed invenzione dalle riserve della propria matrice culturale. Come dimenticare (e la politica quanto spesso anche qui lo dimentica!) che il territorio della Città Versilia, piuttosto che da confini fisici, dettati da una sua più o meno coerente connotazione geografica, è in realtà circoscritta da confini mitopoietici. Ovvero dettati, dalle ragioni stesse della Bellezza e della poesia. Quale altro tratto d’Italia o d’Europa può vantare un immaginario collettivo suffragato da così straordinarie presenze, tanto da poter dire del proprio spazio urbano: ecco, il Nord lo designa la vetta dell’Altissimo, ove Michelangelo suggella nell’energia dei Prigioni l’idea d’una grazia capace di librare l’uomo oltre il peso e la notte della materia e la stessa sconfitta della morte. Ecco, il Sud esplodere in ogni alcionica, estiva luce di mezzogiorno: è un canto alla felicità d’esistere su questa terra che ci ha descritto D’Annunzio: “S’inazzurra il mio sangue come il mare”. Ecco ad Est, ogni brezza del Lago di Puccini liberare melodie senza confine: le ragioni del cuore portate ad ogni alba alla luce. Ed ecco, ad Ovest la sfida dell’Ignoto. Il gorgo mortale che inghiotte l’ultimo volo di Shelley, l’orizzonte che s’apre – secondo Montale – agli eletti: “… forse solo chi vuole s’infinita”; il cimitero sterminato d’acque, figurato da Viani nella sua Benedizione dei morti del mare.

Qui è dove ad un grado di massima intensità l’umano fare ha conosciuto l’esaltazione d’un archetipo irrinunciabile: il Lavoro come Arte. È dove altresì la coscienza d’una condivisa dimensione mitica dovrebbe dunque imporsi come un valore primario d’identità culturale su cui anche poter innestare un’organica, integrata programmazione economico-produttiva. Sì, da nord a sud, in un raggio che neppure supera i venti chilometri, qui l’oro delle mani ha conosciuto il suo massimo fulgore. Lo dicono la metamorfosi del paesaggio e, in epoche così lontane e diverse fra loro, la metrica d’ideali città “pensate” (Pietrasanta e Viareggio); la storia della scultura e della pittura, della poesia e della musica, del teatro e del cinema, del Carnevale e della satira, ecc..

Lo dicono i Cantieri della Bellezza che ancor oggi vi restano aperti e, con essi, un così elevato novero di eventi culturali (non di rado di rilevanza nazionale ed internazionale) che vi si riscontrano per l’intero arco dell’anno: Pietrasanta mondiale crocevia della scultura del marmo e del bronzo, i cartelloni dei vari Festival dell’Opera e del Cinema e del Teatro, la grande fabbrica del Carnevale di Viareggio, le esposizioni artistiche, il ciclo dei Premi letterari, artistico – scientifici, i palii e le feste legate alle tradizioni popolari e religiose, i vari meeting relativi alla salute, all’editoria letteraria, all’enogastronomia, alla cultura del volontariato.

Orbene, questa straordinaria varietà di risorse produttive quando mai ha trovato, sin qui, un’organica visione programmatica comune? E come mai potrebbe trovarla senza una politica unitaria che scaturisca da un’unica agenzia istituzionale. Si è mai davvero pensato a quale messe di forza lavoro (tutta altamente qualificata) potrebbe scaturire da una simile “industria culturale”?

Perché è di una vera è propria industria culturale a cui nella Città Versilia si potrebbe dar luogo e con essa realmente ad un nuovo modello di sviluppo. Si pensi a quale disastroso, quasi irreversibile impatto ambientale si è dato luogo con il boom edilizio e produttivo a partire degli anni ‘60.

Voltar pagina, significherebbe imboccare la strada inversa, ove per “produrre” non si debba più dissestare, sfruttare, saccheggiare, avvelenare, irreversibilmente l’habitat che ci rimane. Ora, quale occasione più opportuna di questa che attraverso “l’industria culturale” saprà investire invece su modelli occupazionali non alienanti né inquinanti, perché dediti unicamente a realizzare opere di Bellezza condivisa?

Sugli effetti perniciosi dovuti alla totale mancanza di un’organica, strategia culturale, tantomeno d’una qualche visione comune (esclusa forse l’attività teatrale) nella produzione d’eventi, è quanto mai sintomatico l’esempio relativo al settore artistico – espositivo. Attività questa che senz’altro potrebbe costituire uno dei momenti di maggiore attrattiva. Vi sono state città che, pur non godendo del privilegio d’essere ancora una grande fucina artistica quale la Città Versilia, e pur essendo fuori dai tradizionali circuiti museali più importanti, in forza di una serie di indovinate mostre di grande attrazione (ad esempio: dagli Impressionisti all’arte d’oggi), sono state capaci di moltiplicare in modo esorbitante il loro potere d’attrazione turistico-culturale. Mi riferisco, ad esempio, a centri come Treviso, Brescia, Rovereto.

Ora, se si escludono alcune mostre di notevole interesse pittorico, quali quelle con successo realizzate presso il Palazzo Mediceo di Seravezza, o alcune riservate a scultori di fama internazionale sulla Piazza del Duomo e nella Chiesa di Sant’Agostino a Pietrasanta, sono ben poche quelle la cui notorietà è riuscita a varcare i confini locali o provinciali. Eppure, se si guarda al numero degli spazi espositivi pubblici disponibili (spesso di grande prestigio storico-architettonico e di sicura attrattiva logistica) neppure una grande città ne possiede altrettanti. Da nord a sud, nel breve tratto d’una decina di chilometri, è davvero impressionante l’elenco che qui riporto: Museo del Parco della Pace (Sant’Anna di Stazzema), Palazzo della Cultura (Cardoso), Palazzo Mediceo e Scuderie (Seravezza), Villa Bertelli e Fortino (Forte dei Marmi), Villa La Versiliana e Fabbrica dei Pinoli (Marina di Pietrasanta), Chiesa di Sant’Agostino, Centro Culturale “Luigi Russo”: Sala dei Putti, Sala del Capitolo, e Sala delle Grasce, Musa (Pietrasanta), Villa Borbone (Capezzano Pianore), Palazzo Tori (Camaiore), Galleria Europa (Lido di Camaiore), Villa Argentina, Villa Paolina, Villa Borbone, GAMC (Viareggio), Foyer Teatro Puccini (Torre del Lago), Villa Gori (Stiava), Complesso “La Brilla” (Masssaciuccoli).

Sì, siamo di fronte a ben 25 sedi espositive pubbliche, tutte oltremodo operanti, in un caotico, dispersivo susseguirsi d’eventi, un ininterrotto vero e proprio mostrificio, spesso di ben modeste qualità estetiche che non conosce alcun coordinamento, alcuna programmazione, alcuna effettiva politica culturale degna di questo nome. Senza un vero rigore selettivo, senza alcun un monitoraggio dei talenti più giovani e bisognosi d’essere scoperti e valorizzati.

Nondimeno anche tutti gli altri settori dell’industria culturale della Città Versilia attendono d’essere riscoperti e rilanciati. Purtroppo ciò che parrebbe assolutamente evidente, ovvero il loro enorme potenziale d’attrattiva, non viene tenuto in nessun conto, per le solite, annose e irrisolta rivalità fra comune e comune, o per accesi interessi di piccola eppur devastante bottega politica. Giova però ricordarli, questa volta da sud verso nord, perché non si continui a trascurare questa nostra basilare (in ogni senso) fonte di ricchezza:

Torre del Lago – Massaciuccoli

Il Festival Pucciniano. Una Scuola Internazionale di Belcanto. Le Terme e il Museo Archeologico. Il Centro Espositivo “La Brilla” (Massaciuccoli) come Porta della Bellezza della Città Versilia e Scuola Internazionale di “Pittura del Paesaggio”. Musica e Pittura: una Scuola di Produzione Scenografica.

Viareggio

Il Carnevale, la Cittadella del Carnevale e L’Arte della Cartapesta. Il Cinema: come Festival Europa e come cornice di produzione cinematografica, televisiva, pubblicitaria.

Camaiore

La tradizione delle Feste Religiose e Popolari (Corpus Domini, Tappeti di segatura, ecc.). La storia dei Borbone in Versilia. Il rilancio della Villa e del Parco delle Pianore, anche in rapporto alla straordinaria figura femminile di Zita dei Borbone, ultima imperatrice d’Austria.

Lido di Camaiore

La ricostruzione di Bussola domani come Centro dello Internazionale d’attrattive musicali, dello spettacolo e della canzone.

Stazzema

Il Parco della Pace di Sant’Anna, come luogo d’incontro e di dibattito sulle Ragioni della Pace e sulla violenza attuale nel mondo.

Pietrasanta

Polo Internazionale della Scultura del Marmo e del Bronzo e Crocevia espositivo delle Arti. Incentivare il ricambio generazionale degli artigiani-artisti soprattutto nel settore della scultura del marmo, e l’attrazione degli scultori da ogni parte d’Europa e del mondo. Un Premio Internazionale di Scultura sul Bronzetto, aperto a tutti gli scultori sotto quarant’anni.

Marina di Pietrasanta

Il Parco della Versiliana come teatro-simbolo di una Natura protetta e salvata (Il Parco della Poesia) e come Festival-Premio del Teatro Sperimentale Italiano (nello spirito di quello che fu per la musica a suo tempo il Festival di Spoleto).

Forte dei Marmi

Oltre alla consolidata attività del Premio della Satica, v’è un patrimonio letterario da rileggere, riscoprendolo in un progetto che preveda di Riposarsi nella Bellezza-Turismo e Poesia. Nel solco d’una grande tradizione novecentesca, da Mann a Montale, attrarre e fare qui incontrare le voci poetiche più significative, affinché proprio dalla Città Versilia s’irradi la loro voce come prospettiva di umana verità e di salvezza.

Seravezza

Il Palazzo Mediceo, cuore della Coscienza della Bellezza nella Città Versilia. Architettura e paesaggio: all’ombra dell’Altissimo e della memoria di Michelangelo, dovrebbe irradiarsi da qui la visione della città ripensata che ha fatto e farà del Lavoro come Arte il volano del proprio sviluppo. Il Palazzo Mediceo come Polo espositivo degli eventi artistici più importanti della Versilia. Il Palazzo Mediceo come Fiera dell’arte versiliese di tutte le realtà creativo-espositive operanti sul territorio (gallerie d’arte, studi scultura del marmo, fonderie).

Obiettivi

Ripensare lo stretto, indissolubile rapporto che intercorre fra ambiente, turismo e sviluppo culturale.

Considerare ogni fattore dell’industria culturale versiliese come necessari d’una visione d’insieme che riesca a coordinarne e programmarne la crescita.

Partendo dalle peculiarità storico culturali d’ogni centro del territorio, valorizzarne le proprie storiche attitudini vocazionali (leggi artigianato, peculiarità produttive, tradizioni, ecc.) prima che queste, sempre più massificate, rischino di sparire definitivamente.

Riuscire a concordare un Calendario d’eventi che si sovrappongano il meno possibile e che soprattutto sappiano garantire, per ogni momento dell’anno, poli d’attrazione d’indiscusso interesse collettivo.

Concentrare le risorse su eventi di assoluta qualità, novità e di aperto respiro internazionale. Alzare perciò il rigore selettivo del livello estetico d’ogni singola proposta.

Riuscire ad attrarre, soprattutto su alcuni eventi decisivi, sponsor e fondi d’investimento anche privati che ne consentano la realizzazione.

Promuovere la riqualificazione e il recupero ambientale, nonché il restauro architettonico conservativo, di quei siti di straordinario interesse paesaggistico – estetico attorno cui ruoterà gran parte dell’industria culturale versiliese (Lago di Porta, Parco della Versiliana, Rocca di Sala, Parco e Villa Borbone, Area del Magazzeno, Pineta di Viareggio, Lago di Massaciuccoli).

Sviluppare, per tutto il settore, un Centro di Ricerca che sappia valorizzarne le potenzialità con progetti che possano essere finanziati attingendo dai fondi europei.